Rubrica "Calcio, Personaggi": Ivan Ruggeri
Si è spento quest'oggi dopo cinque anni di sofferenze Ivan Ruggeri. L'imprenditore bergamasco era stato colpito da emorragia cerebrale il 16 gennaio 2008 dalla quale non si è mai più ripreso, vivendo gli ultimi anni della sua vita in uno stato totalmente vegetativo. Ruggeri è stato presidente dell'Atalanta dal 1994 fino al 2008 ed ha contribuito non poco a rendere questa squadra una realtà stabile della Serie A. Da giovane era un promettente ciclista, si allenava con Felice Gimondi ed arrivò quarto al prestigioso Giro delle Asturie, categoria dilettanti. Dopo la scomparsa della madre però il passaggio al ciclismo professionistico sfumò e il giovane Ivan
iniziò a lavorare nel mercato porta a porta fino a quando un giorno decise di dedicarsi alla lavorazione dei rifiuti e della plastica. Da qui nasce il suo impero che grazie anche alla crisi petrolifera del 1973 si allarga sempre di più. Il suo amore per lo sport era grande e nel 1977 acquistò il 19% delle azioni dell'Atalanta per poi divenirne presidente nel 1994 dopo le dimissioni di Percassi, con il quale non è mai andato molto d'accordo. Le dimissioni dell'ex difensore arrivarono in Primavera quando la squadra era ormai spacciata e Ruggeri non poté fare nulla per evitare la retrocessione in B. Come se non bastasse poi, le condizioni economiche del club erano a dir poco disastrose.
Il neo presidente però non si scoraggia e cerca di far ripartire l'Atalanta all'insegna dei giovani e del risanamento economico. La sua politica ebbe un successo immediato e da quel momento il vivaio neroazzurro entra nell'elite del calcio italiano, ruolo che ricopre tutt'oggi sfornando ogni anno giovani di grande valore da portare in prima squadra senza timori di sorta. Sotto la guida di Ruggeri gli orobici tornarono subito in Serie A grazie al giovane Maurizio Ganz ed al primo anno nella massima serie sfiorarono la Coppa Italia, perdendo la finale contro la Fiorentina. Durante la stagione l'Atalanta arriva addirittura al terzo posto e gli investimenti di Ruggeri nel settore giovanile si iniziano a vedere, con il lancio di grandi promesse come Domenico Morfeo. Il fantasista trascina la squadra e la stagione si chiude con un 13° posto, migliorato l'anno dopo in cui l'Atalanta arriva fino alla
decima piazza grazie ai gol di Pippo Inzaghi, capocannoniere di Serie A. Nel 1998 però i bergamaschi tornano in Serie B nonostante il bel risultato in Coppa Italia (quarti di finale). Nonostante il successivo 6° posto nella serie cadetta, i neroazzurri confermano i quarti di Coppa Italia e l'anno successivo, stagione 1999/00, si conclude con una nuova promozione nella massima serie. L'Atalanta non sembra mai risentire del cambio di serie e si rivela sempre all'altezza della situazione, ma a volte incappa inspiegabilmente in stagioni negative dopo ottime annate che la rimandano nell'inferno della Serie B: anche stavolta infatti gli orobici rimangono solo 2 anni in Serie A e dopo un 7° e un 9° posto con altri due quarti in Coppa Italia, perdono di nuovo la categoria nel 2002. La risalita però stavolta è immediata ma l'anno successivo, nonostante l'ennesimo quarto di finale in Coppa, arrivano ultimi in campionato e tornano in Serie B. Nel 2005/06 Ruggeri ricostruisce, ancora in maniera eccellente, la squadra che domina il campionato cadetto e torna nella serie che le compete nella quale ottiene un 8° e un 9° posto fino alla malattia del presidente.
Nelle 14 stagioni da presidente Ruggeri ha risanato i conti del club che sono in attivo da ormai diversi anni puntando quasi esclusivamente sui giovani del vivaio e su giovani promesse acquistabili a pochi spicci dai campionati inferiori. Sono innumerevoli i calciatori lanciati dall'Atalanta: Montero, Morfeo, Ganz, Vieri, Inzaghi, Dalla Bona, Cristiano Lucarelli, Doni, Pelizzoli, Ventola, Pazzini, Montolivo, Osvaldo e molti altri, tutti giocatori che sono nati nelle giovanili del club o sono stati acquistati ancora sconosciuti per poi
andare a giocare, con più o meno successo, nelle più grandi squadre d'Italia e in Nazionale. A questo si aggiungono gli ottimi risultati sportivi: 5 stagioni in Serie B, di cui una è quella iniziale quando Ruggeri aveva preso un club alla deriva, seguite sempre dalla promozione immediata in Serie A ad eccezione della stagione 1998/99; Serie A che è stata giocata per ben 9 volte dai bergamaschi con risultati davvero sorprendenti, dato che per ben cinque volte il campionato è terminato con l'Atalanta nella parte sinistra della classifica, cosa che era successa per sole dieci volte dal dopoguerra al 1994. Aldilà dei risultati economici e sportivi, Ruggeri ha lasciato una società in saluta che è vista da molti come esempio da seguire in termini di gestione e di correttezza. Una società sana, pulita e competente, con un'umanità sopra la media che l'hanno resa meta ideale per molti dirigenti e giocatori in cerca di una vita tranquilla. Questi erano i valori che il presidente Ruggeri ha trasmesso con successo nell'ambiente atalantino e questi sono i valori che ancora sono alla base dell'attuale società, trasmettendo a tutto l'ambiente del pallone un modello societario da seguire, rispettato ed invidiato. Questo è quello che Ruggeri ha lasciato e per ciò è stato un presidente amato dai suoi tifosi, un amore alternato a momenti di contestazione che però hanno contribuito a rendere questo rapporto ancora più forte e solido. Alcuni gruppi di ultras arrivarono addirittura a tappezzare la città di adesivi con la scritta "Ruggeri vattene", dopo la sua esternazione su alcuni beceri (non chiamiamoli tifosi) che si divertivano a movimentare le loro domeniche con episodi di violenza gratuita all'interno dello stadio. "Sono un branco di caproni" disse il presidente, e fu anche troppo buono. Dopo questo episodio disse "Bergamo non mi ha mai amato, ma forse quando non ci sarò più la gente capirà
quanto bene ho fatto all'Atalanta". E proprio in questi giorni tutti quei contestatori probabilmente penseranno a ciò che quest'uomo ha fatto per la loro squadra. Ma il presidente si sbagliava, non è vero che non lo hanno mai amato; perché i tifosi, quelli appassionati di calcio e non di calci, quelli veri, quelli intelligenti, sanno benissimo cosa ha fatto per questa società e non lo scorderanno mai.
Riposa in pace, presidente.
- Pinolo
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