Inter, quanto durerà questo calvario?
Sono passati meno di tre anni da quella finale di Madrid che consegnò all'Inter di Mourinho uno storico triplete, ma quel momento sembra lontano anni luce. Il più grande errore che si può fare nel calcio, e nello sport in generale, è stipulare contratti per riconoscenza e non in ottica di risultati futuri, ed è ciò che Moratti ha fatto. Vinta la Champions, la situazione era chiarissima: molti giocatori avevano dato il meglio di sé con un allenatore che spreme fino all'osso le proprie squadre per poi lasciare tutti i problemi successivi nelle mani del futuro allenatore. Certo, con il senno di poi è facile giudicare e sarebbe stato complicato per chiunque privarsi di
giocatori come Julio Cesar, Sneijder, Maicon, Cambiasso e Milito, ma la cosa più importante da capire dopo aver vinto tutto è che è necessario trovare nuove ambizioni, nuovi stimoli. La dirigenza dell'Inter avrebbe dovuto ripartire sin da subito da una nuova squadra, con un progetto di medio-lungo termine visto che lo dice la storia, è quasi impossibile confermare la vittoria in Champions. Invece Moratti ha scelto una strada totalmente diversa: voler spremere ancora di più i giocatori del triplete, cercando un utopica conferma in campionato e in coppa con un Milan in ascesa e un Barcellona sempre stellare in circolazione, per poi rimandare la rifondazione a qualche anno dopo. Il risultato è stato praticamente quello di buttare all'aria tre stagioni, visto che ora una rifondazione per la prossima annata è inevitabile ma le vittorie che sarebbero dovute arrivare dalla spremitura ulteriore dei giocatori sopracitati (ma non solo) non sono arrivate, anzi.
Proviamo a pensare cosa sarebbe successo se l'Inter avesse rivoluzionato la squadra subito dopo l'addio di Mourinho: carta bianca in mano ad un eccellente manager a 360 gradi come Benitez, ingentissime entrate derivanti dalla cessione di giocatori iper valutati dopo il triplete ed acquisto di forze fresche di prospettiva con motivazioni e ambizioni nuove. Sarebbe servita una stagione di transizione, forse due, ma a quest'ora probabilmente staremmo parlando di un'Inter giovane e competitiva che si gioca lo scudetto con la sua acerrima nemica. Nella realtà invece abbiamo una squadra che nella stagione 2010/11 è riuscita, più per l'inerzia dopo la vittoria europea e i residui Mourinhani che per altro, ad arrivare al secondo posto in Serie A per poi rimediare un sesto posto l'anno successivo e, allo stato attuale delle cose, 24 punti di ritardo dalla capolista con ancora un sesto posto in mano. Si è arrivati agli stessi risultati tecnici, ovvero l'accantonamento dei protagonisti del triplete, ma con tre anni di ritardo e risultati sportivi decisamente scadenti con una squadra costruita quasi a caso: tre allenatori utilizzati nella stagione scorsa, iniziata con un Gasperini
decisamente non all'altezza della situazione scelto per non si sa bene quale motivo, e finita con un giovane allenatore promettente ma acerbo e senza una precisa idea di gioco. Certo, il mercato non ha aiutato dato che a rimpiazzare gli eroi del 2010 sono arrivati giocatori come Forlan, Alvarez, Palombo, Poli, Zarate, Castaignos, Jonathan, Nagatomo, Silvestre, Mudingayi, Rocchi, Kuzmanovic, Gargano e chi più ne ha più ne metta. E' incredibile la serie di giocatori mediocri che la dirigenza neroazzurra è riuscita a tesserare in sole tre stagioni, nomi che ricordano un pò il mercato interista del pre-Calciopoli, con i famigerati scambi Pirlo e Seedorf per Guly e Coco passando per gli acquisti di Vampeta, Farinos, Brechet, Gresko e decine di altri. Per tutta la presidenza Moratti, il mercato dell'Inter è stato oggetto di ironie diffuse e guardando i nomi dei calciatori acquistati e di quelli ceduti (Bergkamp e Roberto Carlos svenduti come due scarti qualunque) è facile capire il perché.
Poi per fortuna dell'Inter Moratti ha avuto una delle pochissime intuizioni vincenti della sua gestione, ovvero l'ingaggio di Mourinho. Tralasciando i titoli nazionali del post-Calciopoli, validissimi senza dubbio ma con poca concorrenza e accompagnati da risultati europei scadenti, l'era Mourinho è stata l'unica nota positiva della presidenza Moratti. Il motivo è semplice: con il portoghese in panchina, il presidente neroazzurro e la sua mediocre dirigenza capitanata dal discutibile Branca hanno smesso di fare il mercato;
l'ex allenatore del Chelsea ha iniziato ad occuparsi di tutto, dagli acquisti alle cessioni, dall'allenamento all'ufficio stampa. Censurando l'acquisto di Quaresma, Mourinho è stato artefice del primo calciomercato decente dell'era Moratti (ovvero dal 1995) portando in squadra giocatori di grandissima qualità come Sneijder, Milito, Thiago Motta ed Eto'o. Con questi protagonisti Mourinho ha vinto tutto in due anni per poi lasciare però, purtroppo per i tifosi interisti, la squadra di nuovo in mano a Moratti e Branca. Ed allora nuovi disastri, con gli acquisti sopracitati e i conseguenti pessimi risultati.
Il problema dunque non è solo una rifondazione che doveva arrivare nel 2010 e che invece ancora deve iniziare, ma il problema è che quando questa arriverà non è detto che segni l'inizio di un nuovo ciclo vincente, almeno finché questa rifondazione sarà in mano a dirigenti che hanno portato nell'Inter una quantità incredibile di bidoni e giocatori casuali; se non fosse stato per Mourinho questa sarebbe stata una gestione totalmente
fallimentare. Ora l'Inter è allenata da un buon tecnico ma ancora troppo giovane e con le idee confuse il quale, dopo un anno ormai, non ha ancora dato un'idea di gioco ad una squadra che ancora è costretta a reggersi su giocatori come Zanetti e Samuel. Con queste premesse, se il modus operandi della dirigenza sarà lo stesso visto nel pre-Mourinho, i tifosi dell'Inter sono destinati a molti anni di sofferenze. Almeno finché il presidente Moratti, tanto generoso ed innamorato della Beneamata quanto poco incline a muoversi nei meandri del calciomercato, non decida di farsi affiancare da un dirigente sportivo tuttofare con la D maiuscola, liquidando il mediocre Marco Branca autore di innumerevoli disastri da questo punto di vista.
- Pinolo
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