Barcellona, la fine di un ciclo
Personalmente, ho sempre avuto una convinzione: nel calcio un ciclo vincente di molti anni può essere sostenuto da una squadra calcisticamente solida. Una squadra solida è una che prende pochissimi gol, che non gioca un grandissimo calcio ma che abbia una quadratura tale da poter mettere in difficoltà qualsiasi avversario. Esempi sono il Manchester di Ferguson, la Juventus di Lippi, l'Inter di Mancini e Mourinho. La forza del Barcellona, dall'arrivo di Guardiola, era quella di proporre un calcio ingiocabile per gli avversari, fatto di possesso palla e pressing esasperato con interpreti tra i più forti al mondo. Paradossalmente questa però non era una squadra completa, perché in fase difensiva non spiccava di certo, così come non spiccava nel gioco aereo, nel contrasto fisico, nel vincere le partite
giocando male. Il bello però era che la fase difensiva non serviva perché il Barca recuperava palla il 99% delle volte nella trequarti avversaria grazie al pressing esasperato; il gioco aereo non serviva perché già palla a terra faceva grappoli di gol; il contrasto fisico non serviva perché la velocità di gambe e di pensiero degli interpreti rendeva la palla imprendibile per gli avversari; e sopratutto quella squadra non giocava mai male, tanto era l'entusiasmo per un nuovo modo di interpretare il calcio. Quanto però sarebbe potuta durare questa macchina perfetta? Quanto un giocatore può reggere per 50 partite l'anno un gioco così dispendioso e difficile, sia dal punto di vista fisico (gli anni passano) ma sopratutto da quello mentale, specie dopo aver vinto qualsiasi cosa? Ecco, il problema di questo modo di giocare è che al primo calo gli avversari ti sovrastano fisicamente, ti entrano in difesa da tutte le parti, ti annientano.
Nel suo primo anno Guardiola ha costruito una squadra perfetta che non lasciava scampo agli avversari, vincendo tutti i trofei a disposizione correndo dal primo minuto della prima partita campionato all'ultimo minuto della finale di Champions. Già nel 2009/10 si erano avvertiti i primi sintomi della malattia: non in campionato, ancora dominato, quanto in Champions dove i blaugrana furono incastrati da Mourinho e mostrarono per la prima volta le loro debolezze. Incapaci di sfondare le porte di una difesa chiusa a bunker, incapaci di mutare il loro stile di gioco evidentemente non efficace contro una squadra così sulla difensiva, incapaci di contrastare la supremazia fisica avversaria. Già finito il ciclo Barcellona? No perché Guardiola, uomo di intelligenza superiore, riesce a ricaricare una squadra forse priva di stimoli, spingendola alla terza Liga consecutiva e ad una nuova vittoria in Champions, ancora contro il Manchester United. A fine stagione il tecnico del Barca tentenna, non sa se continuare o no ma si fa convincere dal presidente a firmare per un altro anno, e sbaglia. Perché la squadra inizia ad essere inconsciamente stanca di un gioco dispendioso non solo dal punto di vista fisico ma sopratutto mentale; è difficile per un giocatore, con tre campionati e due Champions in bacheca, andare ancora
ad attaccare ininterrottamente per 10 mesi in ogni partite le caviglie dei difensori avversari, ma anche giocare ad altissima velocità con la palla tra i piedi cercando di prendere sempre la decisione giusta in un nanosecondo. Ed intanto gli avversari cominciano a capire come affrontare il Barcellona. Ecco allora che i catalani iniziano a diventare lenti, prevedibili, impalpabili negli ultimi 20 metri, ed i difensori per la prima volta in tre anni (fatta eccezione per la semifinale contro l'Inter) iniziano a vedere avversari che arrivano a fronteggiarli senza essere fermati preventivamente da attaccanti e centrocampisti. Ed infatti il Barcellona perde nettamente la Liga e viene sconfitto in semifinale dal Chelsea, squadra di livello ma che ha rischiato seriamente di essere eliminata dal quasi esordiente Napoli. Come riesce il Chelsea a battere il Barca? Ovviamente con una fase difensiva solida, perfetta, che non concede neanche un centimetro ai giocatori spagnoli per poi lanciare in contropiede i propri attaccanti i quali entrano nella difesa blaugrana come nel burro.
Arriva dunque il momento per Guardiola di lasciare, forse con un anno di ritardo, e il Barcellona compie l'errore colossale di affidare la squadra nelle mani del suo vice in modo da proseguire nella stessa identica idea di calcio. Rosell aveva nelle mani l'opportunità di far ripartire un nuovo ciclo con un calcio totalmente nuovo, nuovi stimoli, con giocatori straordinari come Messi, Xavi, Iniesta e compagnia. Opportunità sprecata, perché con Villanova in panchina il Barcellona vince sì la Liga, a cui Mourinho ha rinunciato fin da subito per concentrarsi sulla Champions, ma in Europa è un mezzo disastro: nei gironi perde a Glasgow 2-0 e ne prende 3 in casa dagli scozzesi, perde a Milano senza mai tirare in porta (salvo poi giocare al ritorno l'unica partita dell'anno degna del Barcellona di Guardiola), elimina il PSG con due pareggi e viene devastata all'Allianz Arena per 4-0. Senza considerare il fatto che ha preso gol in praticamente tutte le partite dell'anno, campionato incluso. Contro il Bayern, ma anche contro Milan e PSG, il Barcellona ha dimostrato che il ciclo è ormai al termine: il pressing è blando, la difesa è vulnerabile, il gioco con la palla tra i piedi è lentissimo e sterile, le occasioni da gol sono misere. Fermo restando la straordinaria forza dei bavaresi, stasera il Barcellona non ci ha capito nulla. Eppure i giocatori sono sempre quelli dell'era Guardiola, anzi la rosa è
anche migliore visto che non ci sono state cessioni ma anzi ci sono stati acquisti importanti (Sanchez, Jordi Alba per esempio) oltre al continuo afflusso di giovani fenomeni dalla cantera. Cosa non va allora? Non va che, come premesso ad inizio articolo, un calcio così instabile ed incompleto, basato sul sottilissimo equilibrio di un gioco che deve essere per forza velocissimo ed esasperato e su una fase difensiva quasi inesistente, non può durare a lungo. E' stato bello, bellissimo vedere giocare il Barcellona questi anni, ma se io fossi un tifoso di una squadra di calcio vorrei vedere il mio team non giocare bene e vincere, ma giocare male e vincere. Perché se tu giochi bene e vinci significa che al primo calo vai nel baratro, mentre se vinci giocando male significa che tu sai vincere. E' per questo che una squadra quadrata, solida, può costruire un ciclo lungo moltissimi anni. Come la Juventus di Lippi, che arrivò per tre volte consecutive in finale di Champions con giocatori neanche lontanamente paragonabili a quelli del Barcellona; come il Manchester di Ferguson, che da 20 anni è sulla cresta dell'onda grazie al banalissimo 4-4-2 noioso ma superefficace. Perché alla fine, la leggenda per cui nel calcio i vincenti sono quelli che giocano male, è sempre vera.
- Pinolo
Nel mondo della cultura calcistica, solo Barcellona può essere chiamata arte. Barcellona è il miglior club del mondo. Avere le migliori abilità e talenti sul calcio. Messi, Suarez, Iniesta sono i migliori giocatori. La maglia del Barcelona ogni stagione è molto calda. Spero che Barcellona possa migliorare.
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