Sono passati 20 anni dall'esordio di Francesco Totti in Serie A: era il 28 marzo 1993, mancano pochi minuti alla fine della partita e la Roma di Boskov sta vincendo 2 a 0 a Brescia quando l'allenatore serbo invita un giovanissimo Totti, allora appena 16enne, a riscaldarsi ed entrare in campo. Da quel momento sono passate 668 partite, tutte in maglia giallorossa, passando per la prima da titolare il 16 dicembre 1993 in Coppa Italia fino all'ultimo gol contro il Parma, siglato appena 11 giorni fa, che gli ha permesso di superare Nordahl e di diventare il secondo marcatore di sempre della Serie A con 226 gol, 48 in meno del primatista assoluto Silvio Piola.
GLI INIZI: MAZZONE
Ma andiamo con ordine: Francesco Totti nasce il 27 settembre 1976 a Roma ed appena compiuti i 7 anni inizia la sua scalata verso il grande calcio. Dopo aver conosciuto il mondo del pallone in tre squadre giovanili diverse (Fortitudo, Smit Trastevere e Lodigiani), a soli 13 anni entra nelle giovanili della Roma. Dopo 3 anni
di settore giovanile, conditi dallo Scudetto Allievi e dalla Coppa Italia Primavera, viene portato in prima squadra da Vujadin Boskov che come detto lo fa esordire a 16 anni e mezzo il 28 marzo 1993. Per l'esordio da titolare in campionato dovrà però aspettare quasi un anno quando, il 27 febbraio 1994, il neo allenatore della Roma Carlo Mazzone lo schiera dal primo minuto all'Olimpico contro la Sampdoria, in una partita persa per 1 a 0. Mazzone allenerà i giallorossi fino al 1996 e tra i due si instaurerà un rapporto di enorme stima che dura tutt'ora: sotto la sua gestione Totti riuscì a crescere al meglio, grazie ad un mister che ne ottimizzava l'utilizzo in modo da proteggerlo da entusiasmi e critiche troppo precoci, e che arrivava a controllarne anche la vita privata. In un intervista in occasione del suo 21esimo compleanno, lo stesso Totti affermò che l'allora vice-allenatore Menichini aveva il compito di chiamarlo per verificare che fosse davvero a casa, sottolineando poi l'importanza di Mazzone nella sua crescita come calciatore e come uomo; "è come un padre per me" disse.
L'esultanza dopo il primo gol in A |
Francesco era il suo pupillo, ma non gli dispensava critiche feroci ma costruttive per farlo crescere: famoso un urlo che gli diede quando in un occasione non passò la palla a Delvecchio solo davanti alla porta - "se continui così non ti faccio mai più giocare, nemmeno in Serie C!". Si può senza dubbio dire che Mazzone fu decisivo per la crescita di Totti e ha contribuito non poco a farlo diventare il campione che è oggi; si narra che in un occasione disse "il futuro di questo ragazzo mi sta più a cuore della stessa Roma". Sotto la gestione Mazzone, "er pupone" sigla il suo primo gol in Serie A il 4 settembre 1994 contro il Foggia, seguito poi da altri 3 gol stagionali in 21 presenze, e si conquista il posto da titolare nell'ultima stagione dell'allenatore capitolino a Roma: nell'annata 1995/96 Totti colleziona ben 28 presenze e 2 gol, più il suo primo gol europeo in Coppa Uefa contro l'Aalst. Sotto la gestione Mazzone l'attuale capitano della Lupa mette insieme la bellezza di 71 presenze, numero straordinario se si pensa che parliamo di stagioni a cavallo tra i 17 e i 19 anni di Totti, con 11 gol totali. 11 gol non sono pochi se consideriamo l'età del giocatore, e assumono ancora più importanza se ricordiamo che nei suoi primi anni da professionista gioca quasi esclusivamente dietro le punte da trequartista puro e solo raramente viene schierato vicino alla porta come seconda punta.
L'AFFERMAZIONE: ZEMAN
La stagione 1996/97 è la prima stagione difficile per il Totti calciatore: sulla panchina giallorossa arriva Carlos Bianchi dal Velez, alla sua prima esperienza europea, e il rapporto tra i due, per usare un eufemismo, non è idilliaco. Il neo allenatore viene da grandi vittorie in Argentina e non vedeva di buon occhio il giovane Francesco e forse, come lo stesso Totti affermò in un intervista, ce l'aveva un pò con i romani cui rimproverava di essere dei lavativi. Addirittura, il mister argentino propose alla dirigenza la cessione del Pupone prima in prestito (fu vicinissimo alla Sampdoria ma anche all'Inter), e poi in via definitiva all'Ajax in
Carlos Bianchi |
cambio di Jari Litmanen, altro talento purissimo ma decisamente almeno una spanna sotto Totti. Caso volle però che proprio mentre Bianchi stava per convincere la dirigenza ad effettuare questa folle operazione, si giocò un triangolare tra Roma, Ajax e Borussia Monchengladbach, detto Trofeo della Città di Roma. Il 13 febbraio il 1997 l'Ajax, nell'ambito del triangolare, venne a giocare a Roma e da lì cambiò tutto: il neanche 21enne della Roma annichilì Litmanen e tutto l'Ajax con un gol di rara bellezza (siluro da fuori area) e una partita eccezionale, e si ripeté contro i tedeschi con un'altra magia ancora più spettacolare: serpentina in mezzo ai difensori avversari e cucchiaio, il primo di una lunga serie, che si insacca alle spalle del portiere. Da quel momento tutto il mondo capì chi era Francesco Totti, compresa la dirigenza romanista che blindò il ragazzo e ebbe la buona idea di rispedire, da lì a poco, Bianchi da dove era venuto, complici risultati in campionato non proprio esaltanti. Al posto dell'allenatore argentino arrivò il barone Niels Liedholm per traghettare la Roma fino a fine campionato, concluso con un anonimo 12° posto; nonostante tutto comunque, Totti scese in campo per 30 volte e siglò 5 gol.
La stagione successiva è una stagione di grande speranza per i tifosi della Capitale: sulla panchina arriva Zdenek Zeman, il boemo artefice del miracolo Foggia che veniva da 3 stagioni alla Lazio, le prime due ottime con due secondi posti, l'ultima meno bene conclusasi con l'esonero. Nonostante i trascorsi in biancoceleste, la piazza si innamora subito dell'allenatore boemo e uno dei primi a stringere un rapporto molto forte con lui è proprio Totti: Francesco si dimostra disposto al sacrificio e alla corsa e dunque si adatta molto bene ai nuovi rigidissimi schemi; sotto la guida di Zeman, l'attaccante romanista conosce una notevole crescita fisica che gli permettono un miglior adattamento al calcio moderno e diventa un elemento cardine della nuova Roma. A soli 21 anni, Totti è già il simbolo di una città intera e, grazie anche all'investitura dei compagni che gli consegnano la maglia n.10, continua un processo di maturazione mentale che lo porterà in breve tempo ad essere il trascinatore e l'uomo di maggior carisma nella squadra. Nel 4-3-3 di Zeman inoltre, Totti può giocare più vicino alla porta e per la prima volta va in doppia cifra, riuscendo a mettere a segno ben 13 gol in 30 partite di campionato, consacrandosi più come punta o attaccante esterno che come trequartista, fermo restando comunque le sue immense doti di rifinitore ed assist-man che può mettere in luce in un ruolo di "punta atipica". La stagione non è comunque priva di passaggi a vuoto: il 14 dicembre 1997 la Roma lotta per il titolo con Inter e Juventus e, nello scontro diretto con i neroazzurri, Totti per la prima volta fa vedere il lato irruento e impulsivo del suo carattere, lato che limerà col tempo ma di cui non si libererà mai del tutto: l'attaccante romanista colpisce con una gomitata Colonnese e viene spedito sotto la doccia dal direttore di gara; Totti a freddo poi dirà che il difensore interista ha fatto una sceneggiata colossale ed era solo un contatto spalla a spalla. Le immagini in effetti sembrano scagionare Totti, ma a prescindere dalla gravità o no del gesto, è importante quello che accade dopo: la Roma perde 3 a 0 e da quel momento Francesco resterà a digiuno di gol per ben 10 giornate, durante le quali la squadra capitolina vince solo 3 partite e abbandona il sogno scudetto. In questo periodo inoltre la Roma subisce l'eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Lazio, che sconfigge i rivali sia all'andata che al ritorno. La Roma termina il campionato al quarto posto e Totti, da vero leader, sprona la dirigenza ad acquistare "almeno tre o quattro campioni" in cambio della sua permanenza a nella capitale, che ora non è più così sicura. I grandi acquisti invocati dal Pupone però non arrivano (o meglio arriveranno con un anno di ritardo) e la Roma, ancora sotto la guida di Zeman, chiude la stagione successiva con un deludente quinto posto, mentre i cugini della Lazio persero il campionato per un solo punto di distacco dal Milan. La stagione 1998/99 fu comunque importante per Totti, che continuò nella sua crescita calcistica confermando la media gol dell'anno passato (12 gol in 31 partite), ma sopratutto fu la sua prima stagione da capitano, con Aldair che ad inizio anno gli cedette la fascia. A soli 22 anni quindi, Totti aveva il n.10 sulle spalle ed era il capitano e leader indiscusso della Roma. Sopratutto, in questa stagione Totti fece il suo esordio nella Nazionale Maggiore, nella partita nel 10 ottobre 1998 contro la Svizzera valida per le qualificazioni agli Europei del 2000.
Il 1999/00 è una stagione di svolta per i giallorossi: via Zeman, sulla panchina arriva il pluridecorato Fabio Capello, che ha già vinto tutto con Milan e Real Madrid; questa fu comunque una stagione di transizione, conclusasi al sesto posto, che servì a porre le basi per il successo. Non fu un'annata esaltante per il capitano della Roma, che siglò solo 7 gol, ma uno fu memorabile: l'11 aprile 1999 Totti vinse il suo primo derby (3-1)
e giocò una partita straordinaria, fornendo i due assist a Delvecchio per il doppio vantaggio romanista e siglando al 90' il 3-1, festeggiato sotto la curva nemica con la famosissima maglia "Vi ho purgato ancora", che ancora oggi rieccheggia nella mente dei tifosi giallorossi e probabilmente sarà così per sempre. Capello dunque è fortemente intenzionato a costruire una squadra vincente intorno a lui anche nella stagione successiva. A bollare come definitiva questa annata arrivano poi le prestazioni in Nazionale: il primo gol lo sigla il 26 aprile 2000 a Reggio Calabria nell'amichevole contro il Portogallo, battuto poi 2 a 0, e a questo succederanno altri gol e grandi giocate nel Campionato Europeo svoltosi in Olanda e Belgio. Qui Totti, a due anni dall'esordio, si consacra anche in maglia azzurra a livello internazionale siglando due gol contro Belgio e Romania; in semifinale parte inizialmente dalla panchina per poi subentrare nella ripresa e, alla lotteria dei rigori, si rende protagonista di un gol storico, umiliando il portiere avversario Van der Sar con un cucchiaio perfetto che passerà alla storia e diverrà sempre di più il marchio di fabbrica del capitano giallorosso.
LA CONSACRAZIONE: IL TERZO SCUDETTO
La stagione 2000/01 fu quella della definitiva consacrazione per Totti: l'arrivo del fortissimo Batistuta dalla Fiorentina fa fare il salto di qualità alla squadra che, guidata dal "trio delle meraviglie" Totti-Batistuta-Montella, conquista un meritatissimo terzo scudetto. Totti, dopo una stagione in chiaroscuro, torna ad essere decisivo con 13 gol in 30 partite ma sopratutto tanti assist e prestazioni da vero campione e leader; non è ancora un cannoniere da 20 gol a stagione ma le sue marcature sono quasi tutte decisive e di pregevole fattura, ed è proprio il trio delle meraviglie a segnare i 3 gol contro il Parma all'ultima giornata che consegnano il titolo nelle mani di capitan Totti. Dopo questa stagione straordinaria, il fuoriclasse giallorosso viene nominato per la seconda volta miglior calciatore italiano AIC e sopratutto si classifica quinto nella classifica del Pallone d'Oro.
Nella stagione successiva la Roma di Capello si conferma squadra da battere e lotta per il titolo fino all'ultima giornata, riuscendo però a conquistare solo il secondo posto ad un punto dalla Juventus. Questa è di nuovo una stagione altalenante per Totti che, a causa anche dei primi acciacchi fisici, segna solo 8 gol in campionato giocando però appena 24 partite. Non mancano comunque le soddisfazioni per il capitano romanista, che alla sua prima stagione in Champions League sigla ben 3 gol in 11 presenze ed è uno dei protagonisti della grande vittoria per 5 a 1 contro la Lazio: è il 10 marzo 2002, la Roma schianta i biancocelesti con 4 gol di uno scatenato Montella e chiude i conti con un meraviglioso cucchiaio di Totti da fuori area che bacia la traversa e si insacca alle spalle di Peruzzi; dopo il gol, proprio come 3 anni prima, Totti esulta con una maglietta che farà la storia, il famoso "6 unica" dedicato alla fidanzata e futura moglie Ilary Blasi.
Nel 2002/03 l'allenatore è ancora Capello e Totti viene schierato per la prima volta in carriera da centravanti puro e gioca una delle sue migliori stagioni dall'inizio della carriera: nonostante alcuni problemi fisici che lo limitino a giocare solo 24 partite in Serie A, il Pupone segna la bellezza di 14 gol in campionato che, aggiunti ai 3 in Champions League (in sole 6 presenze) e ai 3 in Coppa Italia, fanno un totale di 20 gol in 35 partite stagionali. Tra questi vanno ricordati i tre al Brescia di Mazzone per la sua prima tripletta in Serie A e sopratutto il gol con il quale fa cadere il Bernabeu ai suoi piedi, costringendo il Real ad una sconfitta casalinga per 1 a 0. Le altre due marcature in Champions arriveranno contro il Valencia ma nonostante le grandi prestazioni di Totti, la Roma viene eliminata al secondo turno. I tre gol in Coppa Italia sono invece concentrati nella finale di andata e ritorno contro il Milan: tre gol su punizione uno più bello dell'altro (uno all'Olimpico e due a San Siro) che però non bastano alla Roma, sconfitta complessivamente per 6-3. Nonostante queste due eliminazioni e l'ottavo posto in campionato, Totti riceve altri due Oscar del Calcio AIC come miglior calciatore italiano e come miglior calciatore in assoluto.
L'ATTO DI FEDELTA': ROMA A VITA
Lo sputo a Poulsen |
Le successive due stagioni sono avare di soddisfazioni per la Roma, che centra un secondo posto alle spalle del Milan e un successivo ottavo posto, frutto dei continui cambi in panchina da Prandelli a Bruno Conti passando per Voller e Delneri. Nonostante ciò, Totti è sempre uno dei protagonisti indiscussi del campionato e completa la sua maturazione professionale riuscendo a raggiungere quota 20 gol in 31 partite nel 2003/04, traguardo che gli permette di vincere il suo secondo Guerin d'Oro. Nella stagione successiva, Totti segna 8 gol in meno ma raggiunge un traguardo importantissimo: il 100esimo gol in Serie A, siglato in un Roma-Inter del 4 ottobre 2004. A queste stagioni senza successi con il club si aggiunge l'episodio negativo che ha reso protagonista il fuoriclasse romanista ad Euro 2004: durante la prima partita con la Danimarca, Totti rivolge chiaramente uno sputo al provocatorio Poulsen, che lo stuzzica durante tutta la partita; l'episodio non viene rilevato dall'arbitro ma la prova tv incastra Francesco che sarà squalificato per tre partite e finirà dunque lì il suo secondo Europeo, data l'eliminazione dell'Italia di Trapattoni ai gironi complice il famoso "biscotto" tra Svezia e Danimarca. Durante questa stagione negativa sia per il club sia per la nazionale, Totti riesce comunque a scrivere la storia, stavolta non per le sue prodezze in campo: nel mercato di gennaio arriva un offerta da 35 milioni di euro da parte del Real Madrid, praticamente irrinunciabile da parte della società che inizia a risentire dei primi problemi finanziari della Italpetroli di proprietà Sensi. Come spiegò molti anni dopo lo stesso Totti, il capitano aveva accettato l'offerta delle Merengues a causa di non meglio precisati problemi con la società; quando tutto sembrava fatto però, Totti riuscì a ricucire il rapporto con la proprietà e fece una vera e propria scelta di vita scegliendo di rimanere nella squadra del suo cuore e di non raggiungere l'amico Cassano a Madrid. Con questa scelta Totti scelse praticamente di restare nella capitale fino al termine della sua carriera, perché quando si rifiuta un offerta del genere allora non si potrà mai andare da nessuna altra parte.
Al termine della stagione 2004/05, a posteriori, si può dire che termina la prima fase della carriera di Francesco Totti, fase in cui ha affermato fin da ragazzino le sue immense doti tecniche e carismatiche, grazie alle quali a soli 21 anni ha preso in mano la Roma diventandone il leader e il simbolo per non lasciarla mai più; non a caso viene definito dai tifosi l'ottavo re di Roma. Sono già 12 anni che Totti è sulla cresta dell'onda e, dopo aver realizzato il sogno di vincere lo scudetto con la squadra della sua città e dopo aver rifiutato offerte faraoniche di squadre come il Real Madrid, è destinato a rimanere a Roma per tutta la vita. Come detto, a 29 anni Totti sta per entrare in una seconda fase di carriera che gli porterà altrettante soddisfazioni e lo consacrerà definitivamente tra i miti del calcio per l'eternità.
Fine prima parte
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